La Coppa Europa Interclubs 1934/35: l’edizione dimenticata della “prima” Champions Hockey League.

Pubblicato il 24/08/2017

Oggi inizia la Champions Hockey League 2017/18, torneo continentale che vede ai nastri di partenza trentadue club in rappresentanza di tredici federazioni nazionali scelte in base a un ranking stabilito dalla IIHF, che deve comunque incassare l’importante defezione delle squadre russe.Dal 1965 all’edizione 1996/97 questa competizione è stata indicata, sulla falsariga della Coppa dei Campioni calcistica, come la Coppa Europa dell’hockey su ghiaccio. In quell’ultima stagione sportiva nacque il confronto con l’European Hockey League, torneo a inviti che mirava a un salto di qualità e che dava la possibilità alle federazioni del Nordeuropa di iscrivere più squadre; infatti Lulea (campione di Svezia) e Jokerit Helsinki (campione di Finlandia) pur essendo campioni nazionali parteciparono alla EHL. La Coppa Europa ha proseguito il suo cammino con molta fatica e dopo la stagione 1999/2000 per ben quattro anni non è stata disputata. Ha ripreso la sua corsa nel 2005 ed è arrivata ai nostri giorni cambiando denominazione: quattro edizioni di European Champions Cup, un primo tentativo di Champions Hockey League, quattro edizioni di European Trophy e quindi da tre anni a questa parte di nuovo come Champions Hockey League. La squadra con il maggiore numero di vittorie è il CSKA di Mosca (20), tutte conquistate ai tempi dell’Urss. Con tre trofei troviamo lo ZKL Brno (attuale Kometa Brno) e il Metallurg Magnitogorsk. Due affermazioni per Djurgarden, Jokerit Helsinki, TPS Turku, Lulea e Frölunda. Per una volta la Coppa è stata alzata al cielo da Krylya Sovetov Mosca, Kladno (ex Cecoslovacchia), Malmoe, Lada Togliatti, Feldkirch, Avangard Omsk, Dynamo Mosca, Bars Kazan, Zurigo SC Lions, Eisbären Berlino, Red Bull Salisburgo e JYP Jyvaskila. Quarantotto edizioni dal 1965/66 al 2016/17, questo il risultato se teniamo conto degli anni in cui l’hockey ha conosciuto maggiore interesse e diffusione. In verità c’è un’edizione della Coppa Europa che è stata praticamente “dimenticata” e fu giocata nel corso della stagione 1934/35 da dieci club in rappresentanza di cinque federazioni nazionali. In anni in cui il nostro hockey a livello europeo non riesce a brillare di luce propria e nessuna nostra squadra partecipa a questa importante rassegna continentale ci piace ricordare che a quella prima Coppa Europa partecipò anche l’Hockey Club Milano.

Nei primi giorni di ottobre del 1934 le federazioni di Francia, Cecoslovacchia, Germania e Gran Bretagna si riuniscono a Parigi e lanciano l’idea di giocare un campionato europeo riservato ai club. Vengono immediatamente contattate tutte le federazioni affiliate alla Lega Internazionale, ma la sola risposta positiva arriva dall’Italia. Per ungheresi, austriaci e svedesi il torneo è troppo oneroso, mentre gli svizzeri, desiderosi di partecipare, entrano in conflitto con la federazione francese che ritengono manipolata dall’impresario americano Jeff Dickson, molto probabilmente vero promoter del torneo. Dickson ha nelle sue mani le redini dell’hockey parigino, che ha portato ai massimi successi di pubblico dopo aver convinto i dirigenti delle due principali squadre di calcio della capitale francese (Racing Club e Stade Français) ad aprire una sezione di hockey su ghiaccio. Il motivo del contendere tra organizzatori del torneo e svizzeri consiste nel fatto che i primi sono favorevoli alla partecipazione dello Zurigo SC, ma contrari a quella del Davos. In sostanza, lo Zurigo SC gioca al Dolder, facile da raggiungere e dalla capienza che garantirebbe ottimi incassi, mentre arrivare a Davos allunga terribilmente i tempi, le squadre in viaggio firmano contratti per amichevoli, inoltre nella località grigionese la presenza di pubblico non viene ritenuta all’altezza delle esigenze del torneo. La federazione elvetica ribatte che se si gioca una Coppa Europa è assurdo non fare partecipare la migliore formazione rossocrociata, oltretutto ritenuta una tra le più forti del continente! Di Davos gli organizzatori del torneo non vogliono proprio sentire parlare e alla fine anche gli svizzeri si ritirano.

Alla Coppa Europa Interclubs, questo il nome dato alla competizione, partecipano dieci squadre che, divise in due gruppi da cinque, si incontreranno tra loro con partite di andata e ritorno. Le prime due di ogni gruppo si contenderanno il trofeo continentale affrontandosi in un ulteriore girone finale, sempre con partite di andata e ritorno. Il Milano viene inserito nel gruppo A e le sue rivali sono: Riessersee, Stade Français e le londinesi Streatham e Wembley Lions. In un primo momento al posto del Riessersee compare una non ben precisata squadra di Monaco di Baviera. In quegli anni la più nota formazione della città bavarese era il Münchener EV, ma con l’avvicinarsi dell’inizio del torneo si apprende che il club tedesco del girone sarà il Riessersee SC che dovrà comunque giocare le sue gare interne a Monaco di Baviera: per Garmisch vale lo stesso discorso che aveva portato all’esclusione della grigionese Davos. Berlino SC, Français Volants de Paris, LTC Praga, Richmond Hawks e Wembley Canadians sono le formazione che compongono il secondo girone.

Il 31 ottobre si gioca la prima partita del girone A e al Piranesi il Milano campione d’Italia ospita lo Stade Français. I parigini sono in pista da un mese, il loro organico è zeppo di quebecois e anche il portiere arriva da oltre oceano, sono privi dell’infortunato Pete Bessone (americano di origini piemontesi), ma il loro roster basta e avanza. Il Milano, invece, ha alle spalle una sola settimana di preparazione, non può schierare l’italo-canadese Frank Roncarelli, che tornerà in Italia solo a febbraio. Per di più i neri (quello il colore del Milano in quegli anni) hanno perso Ignazio Dionisi che è passato ai Diavoli Rossoneri e, dopo l’improvvisa partenza di Roncarelli, non hanno avuto il tempo di tesserare alcun giocatore straniero. Finisce 3- 1 per i francesi. Il Milano passa in vantaggio all’inizio del secondo tempo, poi lo Stade rimonta e si porta a casa i primi due punti. La serata è stata guastata dal fenomeno della condensa e una fastidiosa foschia ha avvolto la pista per quasi tutta la durata del match. Nelle file milanesi ha esordito Pietro Covo, diciassette anni e mezzo, nato in Svizzera e cresciuto nei boys del Milano. La carta stampata segnala tra i migliori, per quel che si è potuto vedere, Gerosa e il diciottenne Franco Rossi. Negli intervalli stupenda esibizione di danza su ghiaccio della famosa campionessa olimpica Sonia Henie.

31 ottobre 1934, il Milano schierato prima della sfida con lo Stade; da sinistra: Giuseppe Timpano, Pietro Covo, Gigi Venosta, Millo Mussi, Giampiero Medri, Gianmario Baroni, Franco Rossi, Tino De Mazzeri e Augusto Gerosa.

 

 

 

 

Il procedere del torneo prevede per il Milano le lunghe trasferte di Londra e Parigi. Dapprima si raggiunge l’Inghilterra dove il 7 e 8 novembre i neri vengono sconfitti da Streatham e Wembley Lions. Nelle due gare questa la formazione schierata: Gerosa; Baroni, Franco Rossi; De Mazzeri, Mussi, Venosta; Timpano, Medri, Signorini. Quest’ultimo, cresciuto hockeisticamente nelle file dei cugini dell’Excelsior e passato al Milano tre stagioni prima, ha sostituito lo sfortunato Pietro Covo che si è procurato una lussazione alla spalla nel corso di una partita amichevole. Con lo Streatham, quattro canadesi e due nazionali, la sconfitta è netta (9-0) e alla superiorità degli avversari si aggiunge la fatica accumulata durante il lungo e interminabile viaggio.

Il programma della partita tra Streatham e Milano include Pietro Covo che, lussandosi una spalla nel corso di un’amichevole non prese parte alla trasferta e venne sostituito da Carlo Signorini.

 

Il giorno seguente, con i Wembley Lions, nonostante una buonissima prestazione i nostri cedono per 2-0. Entrambe le reti vengono realizzate nel primo tempo, al nono minuto da Jackson e a un minuto dalla prima pausa da Walton. I giornali promuovono ancora a pieni voti Augusto Gerosa e Franco Rossi, segnalano l’inconsistenza dei reparti offensivi, ma va ricordato che negli ultimi due anni il Milano ha perso le sue bocche da fuoco, Gianni Scotti e Ignazio Dionisi, che hanno scelto di cambiare casacca e passare ai Diavoli Rossoneri. Si è giocato davanti a 5.000 spettatori.

Senza sosta, treno, nave, treno e si è già a Parigi. Sabato 10 novembre gara di ritorno con lo Stade Français e altra netta sconfitta (6-1). Severo il giudizio dei quotidiani italiani: totale dominio stadista, un grande Gerosa evita un passivo ancora più pesante, Milano totalmente assente in attacco e solo tiri da lontano, ultimo a zero punti. Per “Il Corriere della Sera” alla partita hanno assistito almeno 10.000 spettatori! Con lo Stade ha esordito Emilio “Amo” Bessone, fratello del più note Pete sempre assente per infortunio. Dal minutaggio delle marcature si nota che il sorpasso effettuato dai parigini negli ultimi minuti del primo periodo è stato agevolato dalle superiorità numeriche e che tutte le altre reti sono state realizzate sul finire delle frazioni di gioco, a rimarcare un evidente calo fisico da parte milanese.

 

 

Il 21 novembre il Milano gioca la sua quinta partita e al Piranesi scende il Riessersee SC. Contro i tedeschi esordisce il nuovo allenatore-giocatore Jim Foley. Il canadese proviene dai londinesi Grosvenor Canadians, da fiducia alla prima linea e sceglie di giocare al centro della seconda. Finisce zero a zero con i portieri che si emulano in bravura. Jim Foley è piaciuto, nel corso del match ha giocato in linea anche con De Mazzeri e Mussi, dando la sensazione di rendere di più, così “La Gazzetta dello Sport”: -Il canadese non possiede doti trascendentali, ma è un pattinatore eccezionalmente veloce e si rende pericoloso sempre per la semplicità con cui fulmineamente conclude le sue volate-. Il Riessersee, che nella gara d’esordio interna aveva costretto al pareggio lo Stade Français, è in verità una selezione bavarese e in maglia blu hanno giocato Lintner, Kuhn, Roman Kessler e Wiedemann che sono hockeisti del Füssen EV. Il Milano incasella il primo punto in classifica e si accontenta. La partita è stata arbitrata da Howie Grant e Achille Trovati dei Diavoli Rossoneri, in quegli anni non esisteva una categoria arbitrale e venivano scelti tesserati di altre squadre ed era così anche in occasione di campionati mondiali e Olimpiadi.

 

Sabato 8 dicembre il match di Coppa Europa in programma è Milano-Wembley Lions. I londinesi non solo sono imbattuti, addirittura hanno sempre vinto e anche dal Piranesi escono con i due punti in tasca. Gli uomini in maglia bianca e leone sul petto hanno comandato la partita in lungo e in largo permettendosi di lasciare a riposo il loro migliore attaccante (Forsith), preservandolo per l’esibizione del giorno dopo con i Diavoli Rossoneri. Il risultato finale (1-2) supera ogni aspettativa, ma tutti i giornali sottolineano che i meriti sono per l’ennesima volta del solito immenso Gerosa. La rete del Milano è realizzata da Jim Foley, che si è sobbarcato anche il compito di dare spesso il cambio in difesa a Franco Rossi. L’allenatore-giocatore canadese viene però criticato per aver lasciato negli ultimi quindici minuti per troppo tempo sul ghiaccio Venosta, quando avrebbe dovuto dare più spazio a Timpano e Medri.

8 dicembre 1934, Milano e Wembley Lions per la foto ricordo.

 

 

Una settimana dopo, per l’ultima trasferta europea, i milanesi si spostano in Germania per il retour-match con il Riessersee. In Baviera il Milano gioca due partite; la prima sabato 15 dicembre a Monaco e la seconda il giorno seguente a Garmisch-Partenkirchen. La stampa internazionale, a eccezione del “Wiener Sport-tagblatt” prende un’enorme cantonata e da valida per la Coppa Europa la gara di Garmisch, mentre non menziona il match di sabato che era quello valevole per la competizione in questione. Come il quotidiano sportivo viennese anche “La Gazzetta dello Sport” segnala esattamente la funzione delle due gare: a Monaco per la coppa e a Ga-Pa per l’inaugurazione della patinoire olimpica. Anche nella partita di Monaco il Riessersee ha schierato giocatori del Füssen EV, nonché Werner George (Brandenburg Berlin) che pare abbia disputato qualche incontro del girone B indossando la maglia del Berlino SC!

 

L’ultima partita di Coppa il Milano la gioca in gennaio e lo Streatham alla caccia di punti per accedere al girone finale passa al Piranesi per 3-1. Il Milano è privo di Gigi Venosta e Giuseppe Timpano e iscrive a referto Pietro Covo e Piero Fabris, ma il primo si dovrà accontentare di qualche cambio e il secondo dei gemelli Fabris rimarrà in panchina per tutto il match. Il Milano chiuse la classifica del girone con soli due punti, ottenuti nelle gare disputate con il Riessersee, l’unica rivale abbordabile del raggruppamento per di più notevolmente rinforzata da giocatori tedeschi di altre squadre. Le formazioni londinesi e lo Stade erano di un livello troppo alto e si deve tenere conto che da due anni la rosa dei neri veniva regolarmente “saccheggiata” dai neonati cugini rossoneri; l’anno successivo tesserarono anche Augusto Gerosa, in quegli anni ritenuto uno dei migliori portieri europei.

 

La Classifica del girone A: Wembley Lions 15 punti, Streatham e Stade 10, Riessersee 3, Milano 2.

La Classifica del girone B: Français Volants 13 punti, Richmond Hawks 12, LTC Praga 7, Wembley Can. 5, Berlino SC 1.

I londinesi dello Streatham finirono a pari punti con lo Stade Français e si guadagnarono l’accesso al girone finale dopo aver eliminato i parigini in uno spareggio andata e ritorno: 2-2 a Parigi e 5-1 a Londra.

Nel secondo girone non furono disputate due partite: Français Volants-Berlino SC (due punti assegnati ai parigini) e Berlino SC-LTC Praga, che risultando ininfluente ai fini della classifica finale venne archiviata come “non disputata”. I berlinesi, in una stagione sportivamente negativa, si presentarono a Praga (vittoria LTC per 15-4) in febbraio, quando si stava già giocando il girone finale! L’epilogo a quattro del torneo fu dominato dallo Streatham che concluse imbattuto a 10 punti e si laureò Campione d’Europa, la seconda piazza toccò ai Français Volants (7) seguiti da Richmond (4), ultimi con 3 punti i deludenti Wembley Lions.

 

I primi campioni d’Europa: Streatham Hockey.

 

La stagione successiva i contrasti tra la Federazione Internazionale e Jeff Dickson si ampliarono a tal punto che si giocarono due tornei. La Federazione Internazionale organizzò la seconda edizione della Coppa Europa (le milanesi rinunciarono), ma dopo lo svolgimento di due gironi di qualificazione, uno dei quali non giunse manco a conclusione, tutto abortì in malo modo e non ci fu nessuna fase finale. L’impresario americano proseguì con un torneo franco-inglese, che registrò un buon successo di pubblico. Entrambe le competizioni, ma soprattutto la Coppa Europa, furono ostacolate sia dai Giochi olimpici di Garmisch-Partenkirchen e sia da campionati nazionali, tornei locali e amichevoli da cassetta che vedevano impegnati anche i club che avevano aderito al torneo continentale. Due anni dopo (1936/37) anche il torneo franco-inglese alzò bandiera bianca, la forte quotazione della sterlina nei confronti del franco francese diede inizio alla migrazione dei migliori giocatori nordamericani dei club parigini verso l’Inghilterra.

 

Fatti i conti quella che inizia oggi, tra alti e bassi, è a tutti gli effetti la cinquantesima edizione della Coppa Europa. Sopravviverà? Non durerà? Ai posteri l’ardua sentenza, per ora beati i fans delle squadre partecipanti che si godranno lo spettacolo dal vivo: vinca il migliore!

Author: Tiziano Colnaghi