Buon compleanno Giampiero Branduardi.

Giampiero Branduardi nasce a Milano il 28 agosto del 1936. Sull’esempio di molti ragazzi cresciuti nelle vie adiacenti il palazzo del ghiaccio di via Piranesi, calza prestissimo i pattini con le lame e nei primi anni del dopoguerra la sua presenza sulla pista artificiale più vecchia d’Italia diviene in brevissimo tempo il passatempo preferito. L’accesso all’impianto è favorito dalla mamma, che lavora per la Frigoriferi Milanesi nell’attiguo ramo ove si conservano pellicce e tappeti, tra le due zone c’è da aprire e richiudere solo una porta “segreta”. Sui pattini dimostra immediatamente una spiccata attitudine e il divertimento preferito sono le scorribande ai danni di altri coetanei nelle ore di libero. Viene più volte ripreso dal maestro Talamona, che un giorno lo prende per un orecchio e gli dice: -Se proprio vuoi rompere le scatole a chi pattina il posto giusto è giocare a hockey-. Entra nel settore giovanile dell’HC Bocconi e in poco tempo emergono le sue doti, la predisposizione a cimentarsi con disco e bastone, gli allenatori o istruttori che dir si voglia intuiscono che l’hockey è il suo sport e nel gennaio del 1951, a quattordici anni, ecco l’esordio in serie B contro il Torino indossando la maglia n. 14.

La stagione successiva per il giovane Giampiero l’impegno è duplice, sempre nell’HC Bocconi viene impiegato sia in serie B che nelle giovanili. Con i più giovani gioca una gran partita contro i pari categoria dei Diavoli Rossoneri e realizza tre reti nel 4-3 del 20 marzo 1952. L’HC Bocconi ha un calendario minimo, essenzialmente basato sul torneo cadetto e su quello giovanile, vista la sua bravura i dirigenti della formazione universitaria lo prestano come rinforzo all’altra squadra milanese di serie B dell’Amatori per una tournée in Svizzera e altre amichevoli. Giampiero per i compagni di squadra è Brando, ma data la popolarità raggiunta in quegli anni dalla star del cinema Marlon Brando il suo sopranome muta in Brandina. Un ragazzo con un talento del genere all’HC Bocconi è sprecato e nella stagione 1952/53 viene tesserato dal Milano Inter. Con i nerazzurri, che oltre ad avere in rosa nove nazionali schierano un folto numero di stranieri, il sedicenne Giampiero esordisce in novembre contro il Neuchâtel Young Sprinters dell’ex diavolo rossonero Orville Martini. Funge da primo cambio per gli attaccanti, ma intanto fa esperienza e scalpita, in attesa del momento in cui ci sarà più spazio, quando gli “italo” Alfredo Fontana e Donald Lato lasceranno Milano per raggiungere le squadre loro assegnate dal sorteggio federale (Cortina e Auronzo).

Il giovane Giampiero al Milano Inter.

In dicembre, a Losanna nella Coppa Schäfer, va per due volte in rete nella semifinale con il St. Moritz. Una settimana dopo gioca il primo derby contro i tradizionali rivali cittadini. È la gara di andata della IV Coppa città di Milano e al decimo del terzo periodo, sul 5-3 per il Milano, l’arbitro Dionisi annulla un gol del rossonero Mc Eachern e i Diavoli si ritirano! Poco importa, i nerazzurri si aggiudicano anche la seconda partita per 5-3 e la Coppa è loro: le cose andranno molto diversamente in campionato. Nel girone finale disputato a Bolzano, Branduardi esordisce a sedici anni e mezzo in serie A contro il Cortina (3-0), gioca in seconda linea con Umberto Gerli e Jimmy De Meis, bene anche la seconda partita con l’Auronzo, va malissimo il match decisivo con i Diavoli Rossoneri che si impongono per 4-3 rimontando il risultato in un ultimo tempo che per i nerazzurri è disastroso: pensare che con il quoziente reti a favore sarebbe bastato il pareggio!

Colma di soddisfazioni la stagione che segue. Il coach azzurro Pete Bessone, coadiuvato da Gino Bestagini, lo convoca diciassettenne in Nazionale e lo fa esordire nel nuovissimo impianto di Bolzano nel match vinto sull’Austria per 3-1. Tocca proprio alla Nazionale tenere a battesimo la prima recita della linea che prenderà il nome della via dove sorge il palaghiaccio milanese. Giusto una settimana dopo la partita di Bolzano a Milano arriva la Germania e il primo terzetto offensivo comprende Agazzi, Crotti e Branduardi. Partita dominata dagli azzurri, ma sul 5-1 c’e un superficiale rilassamento collettivo e i tedeschi rimontano fino al 5-5. Per tornare avanti ecco l’impennata del trio milanese, Crotti si beve tre avversari, serve il disco al Brandina che lo scaraventa in rete per il gol della vittoria. Agazzi di gol ne aveva segnati due in precedenza: è nata la linea Piranesi. Non sapremo mai chi ebbe l’idea di schierarli insieme e sarebbe senz’altro avvenuto ugualmente, ma per uno scherzo del destino uno dei registi di questa prima assoluta è Gino Bestagini, che era il CT dei Diavoli Rossoneri!

Inevitabilmente la cosa si ripete anche nel successivo ritorno in pista del Milano Inter e al Dolder di Zurigo i nerazzurri alzano al cielo la Coppa Martini. La stagione è trionfale: Coppa Spengler e scudetto. L’allenatore-giocatore Bob Dennison, pur di non rompere la linea Primavera, nome inizialmente dato al famoso trio, sceglie di arretrare in difesa a turno uno dei tanti attaccanti a disposizione e nell’ultima di campionato a Cortina gioca lui stesso in difesa, alternando in attacco i tre ragazzi del Piranesi e la linea Gerli-Gioia-Mc George. In questa fantastica stagione la serata che consacra Giampiero Branduardi è probabilmente quella del 9 dicembre 1953, quando a Milano l’Italia batte per la prima volta la Svizzera (5-2). Luigi Grassi dalle pagine de “La Gazzetta dello Sport” elogia la grande prestazione degli azzurri, sottolinea il fatto che il numero degli “italo” sia sceso a sei (Parisi, Fontana, Tucci, Tomei, Frasco e Gioia), mette in evidenza i tre “pivelli” cresciuti al palazzo e conclude ponendo in luce il partitone del battagliero Brandina: elemento dal gran mordente e futuro giocatore di razza.

29 nov. 1953, il Milano Inter si aggiudica la Coppa Martini a Zurigo. In piedi da sin.: Innocenti, Bollani, Gerli, Mc George, Gioia, Zerbi, Frapporti, Demers, Fontana e Dionisi. In basso: Crotti, Agazzi, Dennison, Branduardi e Bolla.

Nel dicembre del 1954 bis alla Spengler, realizzando il gol che sblocca il risultato nella finale contro il Füssen, secondo scudetto con il Milano Inter e brillanti prestazioni in maglia azzurra nel vittorioso Criterium d’Europa in Germania: sette reti in quattro partite. Il 1956 è l’anno delle Olimpiadi cortinesi, quello della malaugurata scelta federale di non disputare il campionato e di concentrare tutti gli sforzi sulla Nazionale, non tenendo conto che, con quattro piste artificiali, il torneo si sarebbe potuto tranquillamente disputare in febbraio e marzo. Il coach è l’elvetico Bibi Torriani, che decide di spezzare la linea ABC. Con Agazzi e Crotti gioca l’italo-canadese Aldo Maniacco, ingaggiato dalla federazione esclusivamente per i Giochi. Rimane in Italia solo due mesi e a Cortina è nettamente il migliore dei nostri: cinque reti e sette assist. Le altre linee offensive sono composte da Tomei-Giovanni Furlani-Branduardi, spesso schierati in opposizione alla prima linea avversaria e la terza con Gianfranco Da Rin-Giulio Oberhammer-Francesco Macchietto, battezzata linea Dolomiti e perfetto contraltare della Piranesi: settimo posto e migliore risultato di sempre nei Giochi d’inverno.

Branduardi in maglia azzurra.

Il calendario è sempre più denso di appuntamenti e con l’hockey non si guadagna nulla, Giampiero di mestiere fa il tornitore, lavora in proprio e tra tournée, tornei vari, campionato e Nazionale i giorni di assenza dal posto di lavoro diventano troppi, senza contare le volte che ritorna a casa incerottato e malconcio. L’hockey richiede sacrificio e passione, solo così si va avanti. La stagione post-olimpica vede la nascita del Milaninter HC, Agazzi ancora al FIAT Torino e Billy Cupolo allenatore degli azzurri. Anche il nuovo coach non si affida alla Piranesi e conferma Branduardi in linea con Tomei e Giovanni Furlani. In rossonerazzurro, essendo Agazzi a Torino, per Giampiero è un anno di sacrificio, il più delle volte giostra in attacco con i giovani Toto Guccione, Gilberto Nardi e Ottavio Wild. Nel Milaninter HC la linea non si ricompone nemmeno con il ritorno di Agazzi a Milano, ma la squadra si è notevolmente rinforzata tesserando i migliori del disciolto FIAT Torino e strappando al Cortina il nazionale Francesco Macchietto; meglio schierare due attacchi omogenei. In serie A è una passeggiata di sole partite vinte e Giampiero festeggia il terzo scudetto personale. E pensare che la stagione 1957/58 era iniziata male, in ottobre colpito dall’influenza asiatica e in novembre un infortunio nella semifinale vinta con l’Ambrì Piotta a Zurigo per la Coppa Martini. Comunque, nonostante le precarie condizioni fisiche, alla tournée dicembrina in Svezia il Brandina non rinuncia.

16 dicembre 1956, Coppa Schaefer a Losanna. Giampiero Branduardi in maglia Milaninter HC impegna di rovescio il goalie Sabourin della Royal Canadian Air Force. Sullo sfondo Tino Crotti segue l’esito dell’azione.

Nell’ottobre del 1958 la maglia cambia colore e dal rossonerazzurro si passa al biancorosso, cambia anche il nome: inizia l’era Diavoli Milano. Non è una grande annata, ma Giampiero si distingue in azzurro nel mondiale cecoslovacco e con il club sfiora la Spengler perdendo la finale con il Davos, che per imprevisti eventi climatici si gioca a fine gennaio. Tornando al mondiale del 1959 in Cecoslovacchia, nel girone eliminatorio di Ostrava niente da fare con Svezia e Germania, ma inattesa vittoria con la Finlandia, che entra nel girone finale grazie al pareggio conseguito con la Svezia. Dignitosi risultati nel girone di classificazione, con Giampiero sugli scudi a segno quattro volte nelle otto partite giocate complessivamente.

Ostrava, 5 marzo 1959: Branduardi minaccia il portiere svedese Karlstrom nella prima partita del mondiale.

Nel 1960 si dovrebbe andare a Squaw Valley per le Olimpiadi, ma la FISG rinuncia. I Diavoli consegnano le redini di coach ad Aldo Federici, che passa dal settore giovanile alla prima squadra. La stagione è coronata dalla vittoria in campionato e per Brandina è il quarto titolo. I Diavoli non sono partiti bene, devono inseguire sia il Bolzano che il Cortina. L’ultimo treno utile per restare in corsa passa da Milano alla penultima partita, quando al Piranesi scendono gli ampezzani. Finisce 4-3 con un Branduardi incontenibile: sblocca il risultato e realizza il gol decisivo in un terzo tempo senza esclusione di colpi. Andrà a segno anche nella gara con il Bolzano, quella che assegna lo scudetto ai Diavoli. Nella classifica dei marcatori conclude al secondo posto con quattordici reti. Chiude in bellezza la stagione andando tre volte a bersaglio nel match clou di metà marzo con la Cecoslovacchia B (4-4) dei vari Bukac, Capla, Meixner, Walter, Havel e Smid, tutta gente che giocherà mondiali e Olimpiadi con la Nazionale maggiore. Annata coi fiocchi, coronata dal matrimonio con Dolores.

Branduardi in primo piano al termine della partita scudetto 1959/60 con il Bolzano.

Anche il campionato successivo si conclude in volata. I Diavoli agguantano il Cortina in classifica all’ultima giornata battendo gli ampezzani a Milano per 6-3 e Branduardi timbra una doppietta. Lo spareggio si gioca dopo il mondiale in Svizzera, i Diavoli lo affrontano con Agazzi, Branduardi e Crotti pieni di lividi per i colpi ricevuti in azzurro; contro l’emergente e giovane Cortina ogni sforzo è vano. Il mondiale gruppo B alla fine lo decide inconsapevolmente il Brandina, che andando due volte a segno nel match con la Gran Bretagna (3-3) regala alla Norvegia primo posto e promozione grazie alla migliore differenza reti proprio a danno degli imbattuti britannici. Nei due campionati che seguono è sempre ai primi posti tra i marcatori e c’è molto rammarico nell’anno del primo scudetto bolzanino, quando i Diavoli non si affermano nonostante i 26 gol di Bryan Whittal e i 20 di Branduardi, che a Bolzano in una partita con il Ssv Bolzano coglie il record di segnare otto reti in una partita.

Giampiero pur partecipando al primo allenamento della Nazionale, salta per motivi di lavoro le fasi iniziali della stagione 1963/64, rientra a tempo pieno nei Diavoli in novembre, quando comincia il campionato e lo fa alla sua maniera: segna a raffica. Il Coni, che per due anni consecutivi non ha foraggiato le spedizioni ai mondiali in USA e Svezia, finalmente decide per la partecipazione alle Olimpiadi di Innsbruck. In Tirolo il nostro riveste la maglia azzurra e in otto partite realizza due reti: all’Austria e al Giappone.

Genova, 19 novembre 1964: Branduardi in Nazionale contro l’Ungheria.

  Nei campionati di serie A che seguono i Diavoli non brillano, ma il Brandina è sempre il miglior marcatore biancorosso e conferma il suo fiuto per il gol anche in Nazionale con tre reti in cinque partite, segnandone due alla Germania il 29 gennaio 1966 a Bolzano, in quella che dovrebbe essere la gara del definitivo addio alla maglia azzurra. Le ottime prestazioni nelle partite giocate con i Diavoli nel campionato 1967/68 lo riportano tra i convocati e torna sul ghiaccio a Grenoble nel vittorioso 4-1 sulla Francia del 18 novembre 1967. L’antica capitale del Delfinato è stata designata quale sede delle Olimpiadi invernali del febbraio successivo, ma il Coni si dimostra ancora una volta lontano dall’hockey italiano ed esclude dalla spedizione la nostra Nazionale. Un vero peccato per Giampiero, sarebbe stata la terza olimpiade. Sfortunato anche l’epilogo del torneo di serie A, Cortina e Diavoli concludono appaiate in classifica e nello spareggio di Bolzano prevalgono gli ampezzani. I Diavoli si sono presentati al PalaFiera largamente incompleti e nel corso della partita, quando conducono per 3-2, dopo una carica alla balaustra perdono anche Branduardi per un infortunio alla spalla. E’ l’ultima partita giocata da Giampiero ad alto livello, dall’esordio nelle file della Bocconi nel gennaio del 1951 sono trascorsi oltre diciassette anni: è il momento di smettere o forse no…

A un anno dal ritiro la voglia di ritornare in pista si fa sentire e giunge a pennello l’invito dei dirigenti del neo-costituito HC Foppolo. Giampiero sale in Alta Val Brembana il venerdì sera, il sabato allena e gioca a hockey e la domenica divertimento relax sulle piste di sci. In cambio un anno di vitto e alloggio per tutta la famiglia, che si è allargata con l’arrivo di Roberta. Visto che la forma c’è ancora, perché non riprovare a giocare per i due punti a Milano?

Nel 1972 indossa la casacca gialloverde del Turbine, gioca in difesa, ma nell’hockey si è tutti attaccanti e quando si vede la porta si tira e se si segna ancora meglio. La giovane formazione milanese si qualifica per il girone finale di serie B, ma contro le bolzanine la missione è impossibile: il campionato lo vince il Renon, il secondo posto è del Latemar (vivaio del Bolzano) e rinunciando i primi alla promozione, il salto in serie A lo fanno i secondi.

HC Turbine 1972/73, da sinistra in piedi: Banfi, Tres, Mario Paracchini, Albeck, Signorini, Magosso, Brizio, Giantommasi, Branduardi, Talamona, Ballarini, Bressan e Cremonesi. In basso: Ingegnoli, Mazzola, Gianni La Fisca, Campisi, Zandrino, Gattone e Gioseffi.

Gli anni passano, ma la passione è sempre quella di un tempo e Giampiero per dodici anni impartisce lezioni e istruzioni ai neofiti del pattinaggio e dell’hockey su ghiaccio al Forum, dedicandosi anche all’allenamento dell’HC Green Wave Milano.

 

Giampiero Branduardi coach dei Green Wave Milano.

 

Appesi definitivamente pattini e bastone al chiodo, restano splendidi e indelebili ricordi e soprattutto l’enorme soddisfazione di avere vissuto da protagonista gli anni migliori del nostro hockey, sia a livello di Nazionale e sia a livello di club, il tutto a fianco di altri due ragazzi della scuola di via Piranesi; Giancarlo Agazzi e Tino Crotti: il fantastico trio d’attacco, che per l’eternità resterà l’ABC dell’hockey su ghiaccio italiano. Oggi Giampiero compie 84 anni e tutti insieme gli inviamo infiniti auguri di buon compleanno e chi volesse incontrarlo non ha che da venire alle partite interne dell’HC Milano, il suo posto in tribuna, accanto ad altri giocatori di qualche anno fa non glielo toglie nessuno. Ancora tanti auguri, grazie Brandina.

Author: Tiziano Colnaghi