I ragazzi di via Piranesi: Ernesto Crotti

L’avventura di Ernesto Crotti ha inizio nel secondo dopo guerra: il movimento hockeystico italiano, in particolare quello milanese, è profondamente in sofferenza come dimostrerà la disastrosa partecipazione alle Olimpiadi di St. Moritz nel 1948. Una generazione di giocatori si è persa a causa della guerra e quella precedente è troppo in là con l’età per competere in campo internazionale. In questo contesto, di li a poco, si affacceranno sul palcoscenico nazionale e continentale quei giocatori nati negli anni immediatamente antecedenti al conflitto, giovanissimi ma in grado di dare nuova linfa al movimento. Tra questi, Ernesto Crotti, nato il 18 luglio 1936, è quello universalmente riconosciuto come il più talentuoso.

Il Palazzo del Ghiaccio è tornato ad essere il punto di riferimento per via Piranesi e dintorni: è difficile crederlo oggi, ripensando ad esempio alla rivolta dei residenti quando qualche anno fa si pensò ad una seconda pista in via Ciclamini. Eppure nel dopo guerra il palaghiaccio diventa la “casa” di decine di ragazzi e ragazze, rimanendo il principale luogo di svago e divertimento per i giovani nati in quest’angolo della città.

Tornando a Crotti, il padre lavora per la società che gestisce la struttura. Non ha difficoltà nel 1946 a reperire al figlio una tessera per accedere alla pista ghiacciata. Fino ad allora i genitori di Tino sono stati un po’ restii, soprattutto la mamma, preoccupata che il figlio si possa far male. Più difficile è recuperare un paio di pattini della misura giusta: per le prime esperienze il giovane Ernesto è così costretto a vestire i pattini della sorella più grande, numero 36. Per riempire le quattro taglie di differenza non si trova niente di meglio che indossare sei paia di calze. Crotti impara in fretta a muoversi sul ghiaccio, costruisce nuove amicizie, tanto che uno dei nuovi compagni, Salvatore Guccione, gli presta un paio di pattini della misura giusta. Una sera, quando il palazzo è già vuoto, tra la balaustra e le prime sedute, Ernesto trova una stecca rotta: la fa sua e nei giorni successivi, utilizzando una scatola di latta in sostituzione del disco, torna sul ghiaccio.

Ha inizio così il mito hockeystico di “Tino” Crotti, come tramandatoci da un articolo pubblicato su “Il corriere dei piccoli”, quando è ormai già diventato un “personaggio”.

L’inverno del 1948 lo vede esordire nelle giovanili dell’Amatori Milano: il 25 gennaio la sua squadra supera i Diavoli Rossoneri 4-0. Tino realizza una incredibile tripletta. Con la maglia degli allievi diviene campione italiano, titolo replicato anche nelle stagioni successive. Comincia presto a giocare con i “grandi”, prima in serie B, al fianco dei “veci” Dionisi, Sommariva, Signorini e Levi,  poi nella massima serie esordendo proprio contro il Milano Inter. E’ il 15 gennaio 1951 quando, a poco più di 14 anni,  “Crottino” mette a segno una doppietta nella sconfitta 17-3 della sua squadra. Dall’altra parte del campo brillano già le stelle di Agazzi (cinque reti) e Bolla, di qualche anno più grandi, che accompagneranno Ernesto lungo tutta la sua carriera, a Milano ed in nazionale. Manca, a completamento di un gruppo straordinario, Branduardi, all’epoca ancora impegnato con la Bocconi. Impossibile per i “tecnici” non notare le qualità di Crotti, tanto che già nella stagione successiva fa il suo esordio da rinforzo in prestito con il Milano. Il palcoscenico è un’amichevole giocata in trasferta il 23 dicembre contro il Visp, vinta 5-2 dai nero-azzurri, con Crotti autore nel secondo tempo della prima marcatura di serata, assistito da Matous. E’ semplicemente l’inizio di una lunga storia, divenuta negli anni leggenda: quella di Agazzi, Branduardi, Crotti in rigoroso ordine alfabetico, definiti linea primavera quando non raggiungono, in tre, i sessantanni di età, linea Piranesi indicando il principale palcoscenico in cui si esibiscono, linea ABC, dalle iniziali dei loro cognomi ma anche perché le loro caratteristiche di gioco sono complementari, l’abc dell’hockey appunto, fatto di applicazione e testa, forza e grinta, tecnica e visione di gioco. L’esordio in nazionale è rimandato

solo di qualche giorno: il 3 gennaio a Montana, l’Italia gioca contro la Svizzera B. Gli elvetici si impongono 4-1, Crotti gioca in linea con Federici e Bedogni e secondo la cronaca del giornalista svizzero Vico Rigassi non demerita. Qualche anno più tardi, tuttavia, viene raccontato un curioso aneddoto circa questa partita. Di ritorno da Montana il giovanissimo Crotti ha tra le mani alcuni quotidiani svizzeri: uno di questi riporta il suo nome ma, essendo poco pratico di francese, non riesce ad interpretare quelle parole. Timidamente chiede a Dionisi di tradurlo per lui e questi comincia a ridere. “Vuol sapere cosa dicono di lui i giornalisti svizzeri – dice ad alta voce indicando Tino alla comitiva – eccolo accontentato” “volenteroso ma deludente, al centro dell’attacco italiano, Crotti elemento sicuramente inidoneo per incontri internazionali”. Non sappiamo se si sia trattato di uno scherzo o se il giornalista in questione abbia provveduto a distanza di tempo a cancellare le prove di una previsione così grossolanamente errata, fatto sta che di questo articolo non abbiamo trovato tracce. Decine saranno invece i commenti entusiasti non solo per il suo modo di giocare, di cui possiamo dire gran bene anche osservando i pochi video disponibili,

Un giovanissimo Crotti in nazionale contro la Francia. Avendo le due formazioni maglie di coloro simili, l’Italia indossa le casacche dei Diavoli Rossoneri.

ma anche sulla sua persona. Qualche giorno dopo arriva la prima segnatura con la maglia azzurra: il 15 gennaio realizza infatti il gol dell’1-0 nell’amichevole contro la Francia giocata a Milano. La gara termina 5-1 grazie alle doppiette di Agazzi e Santi. A distanza di anni la sua rete non viene ricordata solo per semplici ragioni statistiche ma anche perchè si tratta di una marcatura che mette in luce l’incredibile abilità di Crotti, autore forse della sua realizzazione più bella. Le cronache raccontano di come Tino, con una finta, riesca a spiazzare l’intera difesa transalpina. Racconterà in seguito il campione milanese: “in realtà io non avevo fatto altro che spostarmi un poco per poter tirare ed avevo poi sbagliato completamente il tiro, sicché il disco andò lentamente verso la porta; solo che il portiere, chissà come, si era gettato a terra dall’altra parte e il disco entrò pressoché a porta vuota”. Nel marzo 1952, in occasione del Criterium d’Europa giocato a Liegi, Tino realizza un gol nella gara vinta contro l’Olanda per 5 a 3. Sarà l’unica rete nelle cinque partite della competizione. La stagione 52-53 lo vede continuare a vestire la casacca degli Amatori, almeno in campionato. Salta infatti diversi incontri perché sempre più spesso viene aggregato al Milano. Tuttavia per il girone finale che assegna lo scudetto i neroazzurri preferiscono rinforzarsi con il canadese McGeorge e l’oriundo Tucci, scelta poco fortunata. In sei incontri con gli Amatori, tra amichevole e campionato, Crotti realizza sedici reti: cinque di queste messe a segno a Torre Pellice contro la Valpe. La partita di ritorno si gioca il 7 febbraio al Piranesi: vincono gli ospiti 4-3 qualificandosi per la finale, poi vinta, contro il Sasslong. Tino si “consola” giocando con la nazionale: gli azzurri ad inizio marzo sono infatti impegnati nel Criterium d’Europa di Zurigo. All’esordio del torneo contro la Svizzera B (fuori classifica), sigla il pareggio a tre minuti dalla fine. Il suo compagno di linea Jim De Meis (l’altro è Agazzi) realizza poi il gol vittoria quando le lancette dell’orologio indicano pochi secondi alla fine dell’incontro. Il 12 marzo mette a segno il gol del 4-0 contro l’Olanda (finale 7-0), poi da il via alla vittoria contro la Gran Bretagna realizzando la prima rete nella vittoria per 3-2 che assegna il titolo all’Italia. Tre gol in cinque partite che a soli sedici anni lo proiettano in una dimensione europea, tanto che Luigi Grassi sulla Gazzetta lo elogia reputandolo già all’altezza dei suo compagni di “scuola” nordamericana. Il Milano non può più trascurarlo per cui, dalla stagione successiva, Tino entra stabilmente nell’organico della squadra, inanellando una serie di incredibili successi. Si

comincia con i principali tornei europei a livello di club: i neroazzurri vincono la Coppa Martini a Zurigo superando in finale il Grasshopper per 7-3, anche grazie alla tripletta di Crotti. Due settimane dopo a Losanna va in scena la coppa Schaefer. Solo un terzo posto per i milanesi, sorpresi nell’incontro inaugurale dagli Young Sprinters. Nella “finalina”, vinta 17-2 dal Milano, Crotti mette a segno una doppietta. La stampa d’oltralpe si accorge di questo ragazzino “che gioca con lo stile di un grande campione” e “di cui si parlerà a lungo nulle piste europee”. A fine dicembre si torna in Svizzera in occasione della Spengler Cup. La squadra è guidata in attacco da Bob Dennison ma Tino fa il suo in linea con Agazzi e Branduardi, nel terzetto inaugurato solo qualche mese prima in maglia azzurra: una rete contro il Fussen e una doppietta nella finale vinta 10 a 6 contro il Davos. In campionato la musica non cambia, quella milanese è una cavalcata trionfale in cui Crotti sigla sette reti in altrettanti incontri (doppietta nella gara di esordio contro il Bolzano). Al termine della stagione, fra club e nazionale, conta oltre trenta realizzazioni personali.

“Tino” e “Brandina”: con l'”Aga” un gran pezzo di storia hockeystica milanese ed italiana

La stagione 54-55 si apre con gli acquisti di Beach e Cupolo: il primo arriva dai Wembley Lions mentre il secondo vanta addirittura un’esperienza con la maglia dei Boston Bruins. A loro in occasione delle amichevoli e dei tornei internazionali si unisce Lea Hardy. I tre formano una linea senza pari in Europa ma, in città, si contendono gli onori della cronaca con la linea “giovinezza”. La Spengler vede così un nuovo trionfo del Milano che supera i Royal Canadian Air Force per 16-1. Crotti realizza un gol replicandosi nella gara successiva vinta 13-1 contro il Davos. Nella gara finale contro il Fussen è proprio la linea Piranesi ad indirizzare l’incontro vinto 5 a 0 grazie alle reti di Branduardi, Crotti, Hardy, Cupolo e Bedogni. Il campionato, in cui Tino mantiene una media di oltre un gol a partita, non può sfuggire alla squadra milanese, ma ancora una volta è con la maglia della nazionale che Crotti si esalta. Nel criterium d’Europa vinto in Germania realizza cinque marcature in quattro incontri, andando a segno contro Austria, Olanda, Jugoslavia (doppietta) e realizzando una sola rete nel 28-0 con cui gli azzurri liquidano il Belgio nella partita che ancora oggi registra il maggior numero

Gli azzurri di ritorno dalla Germania al termine del vittorioso Criterium d’Europa 1955. Crotti è il primo in ginocchio a sinistra.

di reti segnate dall’Italia in una partita internazionale. Crotti è la mente della linea che vede gli amici Agazzi e Branduardi alle sue ali: un centro minuto, non raggiunge i sessanta chili di peso, ma estremamente agile nella pattinata e dotato di una grande tecnica individuale. Con il disco sulla stecca fa impazzire decine di difensori avversari ed è sempre pronto, grazie ad una visione di gioco inedita per quegli anni, a servire dischi perfetti per chiunque pattini al suo fianco. Con queste premesse ci si prepara alle Olimpiadi di Cortina. Il campionato non viene disputato e Milano diventa il luogo in cui gli allenatori Torriani e Cupolo preparano la nazionale. In Spengler il Milano non replica i risultati delle stagioni precedenti: pesa forse l’assenza di giocatori d’oltreoceano d’esperienza. Partecipano infatti alla competizione con la divisa del Milano i giovani oriundi arrivati in Italia in vista delle Olimpiadi che per quanto riguarda la nazionale italiana cominciano il 26 gennaio 1956 contro l’Austria. Gli azzurri non vanno oltre un pareggio per 2-2, replicando il punteggio il giorno successivo contro la Germania. Tino realizza la seconda rete assistito da Agazzi e Tucci al 58.15. In vista della partita con il Canada il cammino dell’Italia nella competizione appare purtroppo pregiudicato. È però proprio contro i canadesi che Crotti sfoggia una prestazione incredibile, confermando una caratteristica che lo accompagnerà per tutta la carriera: quella di emergere quando le partite hanno un’importanza superiore. Realizza il gol dell’1-0 al 10.21 superando il goalie canadese Denis Brodeur. Si tratta del padre di Martin, portiere dei New Jersey Devils dal 1992 al 2014, campione olimpico in due occasioni (2002 – 2010), campione mondiale nel 2004 nonché vincitore di tre titoli Nhl. L’Italia resta a lungo in gara malgrado il pareggio canadese realizzato al termine del primo periodo. A difesa della gabbia c’è Giuliano Ferraris, autore di una prestazione di grandissimo livello, che tuttavia nulla può a metà del terzo tempo quando i canadesi si portano in vantaggio, firmando il definitivo 3-1 solo al 58.42. Il numero 8 milanese è riconosciuto da tutti come il migliore sul ghiaccio: di lui, a fine torneo, dirà il giornalista della Gazzetta Luigi Grassi: “Crotti ha giocato all’altezza dei migliori giocatori del torneo, americani e canadesi compresi, riuscendo soprattutto a brillare nella partita che più ha onorato la nostra nazionale, quella con il Canada” e ancora “Crotti è stato uno spettacolo a parte. Col Canada ha distribuito dischi ai compagni con la precisione di una macchina. Si è tolto lo sfizio di fintare e scartare uno o due avversari lasciandoli in palmo di naso, allorché duramente fermato in body-check non si è smontato e seppur fragile e mingherlino ha ripreso a giocare come se niente fosse”. Il suo nome primeggia anche nelle statistiche. Esclusa dal girone valido per l’assegnazione delle medaglie, l’Italia porta a casa il settimo posto superando l’Austria con il punteggio di 8-2 che aumenta i rimpianti per la gara inaugurale, Svizzera (8-3) e Polonia (5-2). Tino chiude il torneo mettendo a segno ben 4 gol e 7 assist nelle sei partite giocate, dietro ai canadesi Paul Knox e James Logan e al compagno di linea Aldo Maniacco (5+7). La stagione successiva si apre di fatto con la coppa Pavoni in cui vengono presentati al pubblico meneghino i nuovi oriundi Coletti e Poeta.

Il Milaninter HC (nuova denominazione in seguito alla fusione con i Diavoli RN) supera agevolmente il Servette e gli Young Sprinters dell’ex diavolo Martini per 9-1. Crotti gioca in linea proprio con i nuovi acquisti e lo fa, come al solito, deliziando il pubblico con le sue giocate (vedi filmato). La Spengler non viene disputata mentre il campionato è vinto dal Cortina: nello scontro decisivo, Ernesto è l’ultimo ad arrendersi mettendo a segno una doppietta. Resta una stagione straordinaria a livello personale, forse frutto della consapevolezza e della maturità acquisita con le Olimpiadi: in campionato realizza quattordici reti ma considerando tornei ed amichevoli supera le cinquanta realizzazioni personali, alle spalle del solo Poeta. Anche in nazionale continua a macinare prestazioni convincenti: in particolare il 17 febbraio 1957 è autore di entrambe le marcature, una in mischia ed una al termine di una combinazione con Coletti, che permettono all’Italia di superare per la prima volta la Svizzera in trasferta. Appare quasi superfluo citare i commenti della stampa elvetica che celebrano Crotti: “centro attivissimo, bravo nell’intercettare i dischi ed elegante con il gioco di stecca, abile, rapido e preciso”, “Crotti ha reso la vita difficile alla difesa svizzera ed è stato il migliore sul ghiaccio”.

Ernesto Crotti durante un allenamento della nazionale, in cui indossa una vecchia divisa dei Diavoli RN

La stagione successiva vede i milanesi tornare a vincere il campionato: percorso netto con dieci successi in altrettanti incontri. Crotti chiude con 12 marcature personali. Anche in ambito internazionale continua a collezionare successi. Il Milaninter vince la coppa Martini superando lo Zurigo in finale. In semifinale Tino realizza il gol vittoria contro l’Ambri Piotta a cinque secondi dalla fine. Con la nazionale si conferma “bestia nera” dei rossocrociati: a Lugano ammutolisce gli oltre 6000 spettatori elvetici siglando tre reti nel vittorioso 4-2 finale. Nella Spengler la netta vittoria col Tigrene Oslo non basta al Milano, sconfitto 4-2 dal Brno dopo aver chiuso il primo tempo avanti 2-1 grazie alle reti di Coletti e Crotti. Arriva così il terzo posto in seguito alla vittoria contro gli svedesi del Grums. La stagione successiva si apre con le coppe Martini (terzo posto per la formazione milanese, ora denominata Diavoli) e Pavoni, giocata a Bolzano, che vede il Milano perdere la finale contro la Dinamo Weiswasser . In Spengler il Milano supera il Forshaga (quattro reti per il numero 8), i francesi dell’ ACBB e il Mannheimer. La gara con il Davos è rimandata al 27 gennaio causa maltempo e vede i padroni di casa superare il Milano per 6 a 2. In campionato il Cortina supera i milanesi malgrado un’altra grande stagione di Crotti, autore di 11 gol e 10 assist in 12 incontri. Al mondiale Gruppo B disputato in Cecoslovacchia Tino gioca in linea con Frison e Alberto Da Rin. Il torneo è deludente per gli azzurri mentre il centro milanese ottiene ancora una volta uno score personale soddisfacente: quattro gol e un assist in 8 gare a cui si sommano, insolitamente, due minuti di penalità. La stagione successiva, siamo nel 1959-60, consegna ai Diavoli l’ultimo scudetto, curiosamente l’unico con questa denominazione che sarebbe rimasta comunque impressa nella mente degli appassionati. Sarà solo il Saima nel 1991 a riportare il titolo tricolore in città. Crotti, in seguito alla presenza di un solo giocatore straniero a roster, il difensore Watson, torna al centro della linea Piranesi. La partita decisiva si gioca contro il Bolzano: Tino, pur non andando a segno (sono comunque dieci  le segnature in campionato), è sul ghiaccio in occasione di tutte e sette le reti milanesi (doppiette per Agazzi, Watson e Larese Fece e gol di Branduardi). I Diavoli vincono 7-4 la partita e si aggiudicano il titolo ai danni degli altoatesini e del Cortina. In coppa Spengler il livello delle contendenti migliora di stagione in stagione mentre la competitività dei Diavoli purtroppo scende. Quella del ’59 è un’edizione incolore per i rossi milanesi, chiusa con quattro sconfitte in altrettante partite. Andrà meglio in quella successiva chiusa con due vittorie, un pareggio e una sconfitta malgrado un roster ridotto all’osso, con lo stesso Crotti che arriva a Davos per disputare solo gli ultimi due incontri. In campionato, Cortina e Milano chiudono a pari punti: il titolo è assegnato il 18 marzo 1961 agli ampezzani dopo lo spareggio vinto 4-0 a Bolzano, oltre un mese dopo l’ultima gara di un torneo in cui Crotti mette a segno cinque reti. Con la nazionale sigla due gol e un assist in cinque incontri nei Mondiali Gruppo B disputati tra Losanna e Ginevra. Il mancato ricorso ai giocatori oriundi, considerati stranieri anche in campionato (quando si parla di corsi e ricorsi storici), riduce la competitività non solo delle squadre di club ma della stessa nazionale: di hockey non si campa e gli impegni lavorativi dei giocatori più rappresentativi spesso impediscono loro la stessa presenza agli incontri. La stagione 61-62 vede i Diavoli agguantare ancora il secondo posto in campionato, distanziati questa volta di sette punti dal Cortina.  A questa stagione risale anche l’ultima partecipazione alla Spengler Cup di una formazione milanese. Crotti chiude la sua esperienza con la rete siglata nella vittoria contro il Fussen. Un’infiammazione inguinale gli impedisce poi di disputare la gara contro il Davos e ne pregiudica le prestazioni anche in campionato, chiuso con sei reti in otto presenze. Il torneo successivo è particolarmente combattuto: il Bolzano si aggiudica il titolo precedendo Cortina e Milano. La gara decisiva si gioca il 22 febbraio 1963 in via Piranesi tra la formazione altoatesina e i padroni di casa: l’ex Coletti sigla l’iniziale 2-0 a cui replicano Agazzi e Witthal.

L’infortunio di Crotti in occasione della partita con il Torino

Branduardi porta avanti il Milano ma il Bolzano pareggia e passa nuovamente in vantaggio. Ancora una volta è la prima linea milanese a farsi carico delle speranze dei Diavoli: Agazzi e Crotti ribaltano il punteggio a sette minuti dalla fine. Ma la rete di Psenner consente infine agli altoatesini di portarsi a casa il titolo, in virtù di un agevole ultimo turno di campionato contro i cugini della Sportverein e del contemporaneo scontro diretto tra Cortina e Diavoli. Per Crotti si tratta di una stagione particolarmente sfortunata, iniziata con una distorsione al ginocchio durante una tournée con la nazionale in Cecoslovacchia. Dopo due mesi di assenza, alla seconda partita disputata dopo il rientro -in amichevole contro il Torino- si procura una nuova lesione  che ne limita fortemente le prestazioni in campionato. Gioca comunque tutte le partite, alcune delle quali a mezzo servizio, realizzando otto reti. La stagione 1963-64 inaugura una serie di cinque titoli vinti dal Cortina, striscia interrotta dal Gardena. Ma il 1964 è soprattutto l’anno delle Olimpiadi di Innsbruck a cui tuttavia Crotti, a differenza di Agazzi e Branduardi, non partecipa. Scelta tecnica dell’allenatore Barton, coadiuvato da Siro Alverà, ex presidente del Cortina ora membro della commissione tecnica. E dire che “Tino” è l’unico a cominciare la stagione in modo regolare: “Aga” torna sul ghiaccio a fine dicembre dopo aver annunciato il ritiro ed è costretto a giocare alcune partite in difesa, “Brandina” limita le sue presenze a causa di sempre più impellenti esigenze lavorative. Probabilmente Crotti è penalizzato dal fisico minuto in un hockey che sta cambiando, oltre che dagli infortuni delle stagioni precedenti.

Tino torna così a vestire la maglia della nazionale solo in occasione del doppio confronto con l’Ungheria per le qualificazioni mondiali. Il 19 novembre l’Italia perde a Genova 3-2 non riuscendo a ribaltare il punteggio nella gara di ritorno in terra magiara pareggiata 2-2. La stagione 64-65 risulta incolore sia per i Diavoli che per lo stesso Crotti, il cui apporto in termini di gol torna importante nella stagione successiva: 10 reti che gli permettono di chiudere la classifica marcatori al terzo posto alle spalle del suo compagno di linea Whittal e di Gianfranco Da Rin. A marzo va in scena il mondiale gruppo C a cui l’Italia partecipa: si gioca a Jesenice e la formula prevede un triangolare con  Sudafrica e Danimarca, avversari di livello nettamente inferiore, affrontati due volte ciascuna. Gli azzurri riportano delle agevoli vittorie con il nostro Crotti che metto a segno due gol e nove assist in quattro partite. Nella

Il nome di Crotti compare spesso sulla stampa elvetica: qui una “breve” in occasione delle sue nozze, nel maggio 1961

successiva amichevole con la Jugoslavia, che chiude la stagione agonistica, sigla una rete servendo un assist. Da qualche stagione Ernesto lavora presso un’azienda tessile nel varesotto, nel 1961 si è sposato con Roberta trasferendosi a Gallarate, e la famiglia si è presto allargata con le nascite di Maurizio, Luca e Paola. I Mondiali Gruppo B del 1967 rappresentano la sua ultima partecipazione ufficiale con la maglia della nazionale, quindici anni dopo l’esordio di Montana: niente male per quello che qualcuno, per un abbaglio o per scherzo, aveva definito come inadatto alle competizioni internazionali. Un ultimo anno con la maglia dei Diavoli, quella 1967-68, al cui termine”Crottino” chiude la carriera: una stagione condizionata dagli infortuni, chiusa con uno spareggio perso con il Cortina 7-5, raggiunto soprattutto grazie alle reti di Pat Adair e alle parate di Franco Viale. E’ il colpo di coda della squadra milanese, sfortunata ad affrontare la partita decisiva con numerose assenze, Crotti compreso, e “orfana” di Branduardi costretto a lasciare la pista per infortunio. Tino non abbandona il mondo dell’hockey che tanti onori gli ha concesso. A partire dalla stagione 1969-70 diventa presidente della commissione tecnica, ruolo da cui si dimette per protesta nel 1971 dopo la querelle “Paracchini” che porta al ritiro dei Diavoli dal campionato. In questa occasione afferma: “non è stato possibile neppure prendere in esame l’esposto del dottor Monzino presidente dei Diavoli Standa. Tutto era predisposto per rendere esecutivo un provvedimento già preso. Io non mi associo a una decisione in cui lo sport è del tutto estraneo”. La federazione si riunisce il 2 febbraio per esaminare il caso: pur approvando all’unanimità l’operato della presidenza e della segreteria federale, quindi la penalizzazione dei Diavoli per aver schierato Paracchini, respinge a maggioranza le dimissioni di Crotti. Quello del presidente della commissione tecnica è un ruolo importante, di collegamento tra la squadra nazionale e la federazione. Crotti supporta il lavoro dell’allenatore degli azzurri Whittal, ricoprendo il ruolo svolto negli anni passati da personaggi come Rossi e Bestagini.

Le qualità tecniche di Crotti, il suo pattinaggio, la sua visione di gioco, gli hanno permesso di avere una carriera altrettanto luminosa nell’hockey su pista, vestendo la casacca di Lodi (con Bedogni), Novara e Monza oltre alla maglia della nazionale, anche in occasione di campionati europei (1963 e 1965) e mondiali (1964 e 1966).

Con la nazionale di hockey pista in una delle tante occasioni in cui Crotti ha vestito la maglia azzurra sui roller

Ma Crotti è stato soprattutto uno dei più grandi rappresentanti italiani dello sport di squadra più veloce del mondo, anticipandone per certi versi i tempi grazie ad una passione vissuta sin da ragazzino da assoluto protagonista. Un campione modesto ma sempre disponibile, tra i più ricercati per ottenere un’intervista, un giudizio sulla situazione dell’hockey italiano, tanto da pubblicare nel 1969, in collaborazione con il giornalista Mario Forte, un libro dal titolo “Crotti e Forte vi insegnano l’hockey su ghiaccio”: chi, meglio di lui, avrebbe potuto farlo?

Purtroppo, un male incurabile lo porta via nel 1990, a soli 54 anni, troppo presto per rivivere i rinnovati successi dell’hockey milanese, troppo presto per farsi conoscere da una nuova generazione di appassionati.

La Milano del ghiaccio ha già manifestato la propria riconoscenza verso alcuni protagonisti della sua storia ritirando la maglia numero 10 di Agazzi e la numero 20 di Gellert: se il secondo è stato il trait d’union tra l’epopea Diavoli e la rinascita dell’hockey in città, il primo, a cui va riconosciuto il merito ulteriore di aver tenuto viva la fiammella della passione tra i giovani milanesi nel ruolo di allenatore e maestro a partire dagli anni ’70, ha fatto parte di un trio, la linea Piranesi, i cui elementi meriterebbero senza dubbio lo stesso onore. Segnatevi nome e numero: 8 – Crotti, 9 – Branduardi: nel 2026 Milano e Cortina ospiteranno le Olimpiadi invernali settanta anni dopo la prima edizione italiana. Potrebbe essere una buona occasione per ripassare un pò della storia milanese ed italiana di questo sport.

Author: Claudio Nicoletti