Alberto Bonacossa: un uomo d’altri tempi

Il nome di Alberto Bonacossa è da sempre associato all’Hockey Club Milano, avendone ricoperto per tanti anni la carica di socio e presidente onorario. Non può quindi che essere il primo nome inserito nella Ca’ del Giazz, la Hall of Fame di Milanosiamonoi dedicata ai protagonisti della storia hockeystica milanese.

Dobbiamo tuttavia fare un’importante premessa: tra le decine di occupazioni e interessi che ebbe in vita, quella dell’hockey su ghiaccio fu una di quelle che lo videro a dire il vero meno “protagonista”.

Ciò nonostante è innegabile l’importanza che ricoprì per questa disciplina, a partire dall’impegno messo in campo per la costruzione della prima pista artificiale in Italia, il Palazzo del Ghiaccio dell’odierna via Piranesi di Milano, continuando con la carica di presidente della federazione degli sport del ghiaccio e infine con la decisiva opera “diplomatica” presso il CIO per l’assegnazione delle Olimpiadi Invernali del 1956 a Cortina.

Non troverete pertanto in queste righe molti cenni relativi alla sua “attività” di socio emerito dell’Hockey Club Milano, tutt’altro. Resta la biografia di un uomo unico nel suo genere, uno sportivo a tutto tondo, un anticipatore dei tempi.

Alberto Bonacossa, nacque a Vigevano il 24 agosto 1883, da Cesare, imprenditore nel settore tessile, e Angela Cuzzoni. Il padre fu nominato Conte nel 1913 ed eletto deputato del Regno nello stesso anno. Terminate le scuole elementari Alberto fu “spedito” a proseguire gli studi prima a Milano, vivendo davanti agli uffici che ospitavano la prima redazione della “Gazzetta dello Sport” e quindi a Genova. E’ qui che il giovane si avvicinò alla pratica sportiva, iscrivendosi alla Società Ginnastica Ligure Cristoforo Colombo. Cominciò con il sollevamento pesi, prima di dedicarsi alla corsa, specialità in cui ottenne discreti risultati a livello giovanile. Al termine del suo primo anno a Genova, appena sedicenne, ebbe modo di visitare Parigi. Nella capitale francese scoprì la partenza “moderna” dei cento metri. Fino ad allora infatti le gare veloci vedevano gli atleti partire da una posizione eretta, ma Alberto non riuscì a verificarne l’efficacia ai campionati italiani a causa del divieto dei genitori. L’anno successivo Bonacossa si avvicinò agli sport del ghiaccio. La sua futura vita di sportivo fu segnata dall’incontro con la pista del Valentino, a Torino, su cui scoprì la pratica del pattinaggio artistico, specialità in cui negli anni a venire fu numerose volte campione italiano.

Sempre nel capoluogo piemontese riscoprì l’amore per la montagna, iscrivendosi al Club Alpino e compiendo le prime “imprese” in quel di Macugnaga con il fratello Aldo, di due anni più giovane. Conseguita la licenza media superiore Bonacossa si trasferì quindi in Svizzera, nei pressi del lago di Zurigo, per proseguire gli studi al locale Politecnico. Qui ebbe modo di frequentare alcuni sportivi di fama internazionale avvicinandosi e praticando numerosi altri sport, a partire dal calcio, nel Grasshoppers, passando per il nuoto (si fece notare con alcune traversate del lago), per arrivare infine alla nobile disciplina del canottaggio. Agevolato senza dubbio da un fisico possente, non vi era pratica sportiva per cui risultasse inadatto. Ma la Svizzera è famosa sopratutto per le sue montagne, e tra queste Alpi in Bonacossa riprese vigore la voglia di andare per monti, passione che non lo abbandonò mai in vita. Sempre a Zurigo poi scoprì un nuovo amore: quello per i motori, in virtù dell’acquisto della sua prima motocicletta, una Zedel da 1,1/2 HP, presa dal marchese Gilberto Porro Lambertenghi, che introdusse Alberto al gioco del Tennis appassionandolo a tal punto da scriverci insieme un manuale edito dalla Hoepli a partire dal 1914.

Proseguendo gli studi in Germania, a Karlsruhe, per approfondire il tedesco e gli studi chimico industriali della facoltà di ingegneria, Bonacossa entrò in contatto con la cultura giapponese. Non erano pochi gli studenti provenienti dall’impero nipponico che arrivavano in Europa per “occidentalizzarsi”: per non farsi mancare nulla Alberto si fece insegnare da alcuni di loro le tecniche dello Judo, il tutto proseguendo l’attività tennistica e quella del pattinaggio sotto la guida di Gilbert Fuchs, già campione mondiale. Terminati gli studi in Germania con l’agognata Laurea, Bonacossa tornò a Vigevano per espletare gli obblighi militari nel Sesto Artiglieria, un reggimento a cavallo. “Abbandonata” temporaneamente l’amata motocicletta ecco l’ennesimo incontro sportivo della sua vita, l’equitazione. Una volta terminato il militare conobbe a Milano Maria Luisa Pirotta, detta Marisa, che divenne sua moglie. Al ritorno dal viaggio di nozze Alberto fu nominato segretario dell’Automobile Club di Milano, ricoprendo svariati ruoli nelle neonate federazioni nazionali di auto e moto. Era un epoca pionieristica in cui dette organizzazioni svolgevano un ruolo fondamentale per la diffusione dei veicoli a motore ma anche e soprattutto per garantire le funzionalità delle strade italiane, ancora “immature” e “impreparate” ad offrire i servizi essenziali ad auto e moto (si pensi ad esempio a distributori e officine). Bonacossa intraprese anche questa attività con entusiasmo e lungimiranza. Nel 1914 conobbe a Milano il neo-zelandese George Stanley Prouse, con cui divenne inseparabile giocatore di doppio impugnando una racchetta. La guerra era tuttavia alle porte. Bonacossa fu richiamato alle armi con il grado di sergente poco prima dell’ingresso italiano nel conflitto mondiale. Trasferito dall’artiglieria all’Arma del Genio fu nominato subito ufficiale in virtù dei suoi studi.

Lo sport si ferma: i tre fratelli Bonacossa mobilitati per la guerra in un articolo de “Lo Sport Illustrato” del 1915

Durante la guerra fu decorato con la medaglia d’argento al valore militare, conferitagli sul campo dal “Duca Invitto”, Emanuele Filiberto di Savoia-Aosta, comandante della 3° Armata e con numerose croci di guerra. Per lui tuttavia il periodo bellico non si concluse con l’ingresso trionfante a Trento a cavallo della sua motocicletta. La sua compagnia fu infatti spedita il Libia da dove Bonacossa tornò solo dopo essersi ammalato di malaria nel 1919. Il ritorno alla normalità fu segnato dal costante impegno nella riorganizzazione della vita sportiva del paese. Tra le “mille” attività e le decine di cariche ricoperte in seno a diverse federazioni trovò il tempo di partecipare, come atleta, alle Olimpiadi di Anversa del 1920, rappresentando il tricolore in qualità di tennista. Durante uno dei suoi numerosi viaggi all’estero Alberto incontrò il barone Pierre De Coubertin, l’ideatore dei giochi olimpici moderni, di cui condivideva il valore educativo dell’attività sportiva. Di li a poco Bonacossa sarebbe diventato uno dei tre rappresentanti italiani all’interno del CIO, il Comitato Olimpico Internazionale.

Il “Conte”, carica tramandatagli dal padre alla sua morte, continuava a trovare il tempo per dedicarsi all’attività di pattinatore sul ghiaccio. Negli anni 20, per un milanese, voleva dire allenarsi poche settimane all’anno, alle prime luci dell’alba, su una grezza pista naturale che si trovava presso una cascina di periferia denominata Caccialepora. La situazione migliorò leggermente grazie ad un’altra pista più grande situata a Baggio.

Si queste piste a Baggio nacque l’idea del Palazzo del Ghiaccio

Proprio durante questi allenamenti nacque in Bonacossa l’idea di costruire un palazzo del ghiaccio in città. Trovò nell’amico Innocente Mangili il finanziatore del progetto che portò a fine 1923 all’inaugurazione dell’imponente pista milanese. Nel contempo gli fu proposta la presidenza del Tennis Club cittadino, carica che Bonacossa accettò con entusiasmo e che da lì a poco, siamo nel 1922, portò alla costruzione della nuova sede di via Arimondi, su progetto dell’architetto Giovanni Muzio. In soli due anni, grazie al suo interesse, il capoluogo lombardo si dotò di due impianti, ai tempi, all’avanguardia. Nel 1920 vinse per la prima volta il titolo italiano di coppia nel campionato di figura di pattinaggio, con la moglie Marisa vincitrice a sua volta del titolo femminile. Le competizioni, disputate a Madesimo, diedero un vigoroso impulso agli sport invernali in Italia. Bonacossa si fece carico di visionare gli impianti costruiti a Chamonix per le Olimpiadi invernali del 1924. In questa occasione di innamorò di una nuova specialità, il Bob, per cui si dedicò alla creazione dei primi equipaggi italiani. A Chamonix poi i canadesi mostrarono la loro abilità nell’hockey su ghiaccio, specialità che come sappiamo mosse i primi passi a Milano proprio grazie alla creazione della pista immaginata dal conte Bonacossa che divenne, come anticipato, socio e presidente onorario dell’Hockey Club Milano.

Parigi, St.Moritz, Amsterdam, Lake Placid, Los Angeles: la vita di Alberto era scandita dai principali eventi sportivi internazionali: le Olimpiadi. Nel 1929 comprò la Gazzetta dello Sport, più per passione che per investimento, ed in seguito nel 1932, Il Littoriale, antenato del Corriere dello Sport. Sui suoi quotidiani veniva dato ampio risalto agli sport cosiddetti minori: la carta stampata veniva utilizzata per propagandare il suo ideale sportivo grazie alle principali firme del giornalismo italiano. Ma una nuova tragedia era destinata a “fermare” il mondo: con la seconda guerra mondiale fu richiamato nuovamente alle armi, come tenente colonnello del Genio prima di essere nominato nell’agosto del 1943 presidente del Comitato Olimpico Italiano. Ritiratosi a Brumate tra gli amati libri antichi e la preziosa collezione di francobolli sportivi aspettò qui la fine della guerra.

Riprese quindi la sua attività diplomatica per risollevare le sorti dello sport italiano. Su sua iniziativa nel 1949 si svolse un importante congresso del CIO a Roma. Qui presentò con la moglie Marisa la candidatura di Cortina per l’organizzazione delle Olimpiadi Invernali del 1956. La città ampezzana sempre su iniziativa di Bonacossa si era già aggiudicata i Giochi dieci anni prima ma la guerra ne aveva cancellata l’assegnazione. Nel 1946 la città dolomitica era poi stata superata per soli due voti dalla norvegese Oslo. Al terzo tentativo Alberto Bonacossa aveva raggiunto il suo obbiettivo, portare le Olimpiadi in Italia.

Paolo Thaon Di Revel, Alberto Bonacossa, Giorgio De Stefani: tre storici membri italiani del CIO

Purtroppo l’inesorabile avanzare del tempo gli impedì di goderne lo spettacolo. Alberto Bonacossa mancò infatti il 30 gennaio 1953, alla vigilia di un derby scudetto tutto milanese che vide prevalere i Diavoli Rossoneri sul Milano Inter.

Il suo curriculum racconta di una vita dedicata allo sport, secondo principi e valori che definire solo decoubertiani appare riduttivo rispetto ai meriti di Bonacossa stesso. Il conte Alberto visse sportivamente, amò e praticò le più disparate discipline a cui diede forza e vigore nell’epoca pionieristica di ognuno di essi con un impegno fuori dal comune utilizzando a tal scopo la sua immagine e le sue conoscenze, introdotto com’era nei principali ambienti imprenditoriali e politici d’Italia e d’Europa. La sua capacità diplomatica, le sue amicizie, la sua passione gli consentirono di ottenere risultati altrimenti impossibili per chiunque. Per questo l’hockey italiano e milanese gli devono molto, per questo Bonacossa merita un posto in prima fila nella nostra “Cà del Giazz”.

Il necrologio della Fisg
DataEvento
1912-53Membro del comitato olimpico italiano
1914-1931Presidente Moto Club d’Italia
1914-26Presidente Federazione Italiana Pattinaggio su Ghiaccio
1914-28Campione italiano di pattinaggio artistico su ghiaccio
1920Fondatore e presidente FIS (Federazione Italiana dello Sci)
1920Tennista alle Olimpiadi di Anversa
1920-22Campione italiano di coppia di pattinaggio artistico su ghiaccio
1922Tennista ai campionati del mondo di Bruxelles
1922Fondatore e presidente della FIPR (Federazione Italiana Pattinaggio a Rotelle)
1922-53Presidente del Tennis Club Milano
1924-1946Presidente della Federazione Internazionale dei Club Motociclistici
1924-53Presidente onorario Hockey Club Milano (ad intermittenza)
1924-26Presidente Federazione Italiana di Hockey su Ghiaccio
1925-53Membro del CIO
1926-27Fondatore e presidente della FISG (Federazione Italiana Sport del Ghiaccio)
1929-53Proprietario de “La Gazzetta dello Sport”
1930Organizzatore dei primi Campionati Internazionali d’Italia di Tennis
1932-39Editore de “Il Littoriale”
1935-46Presidente ACI (Automobile Club d’Italia)
1943Commissario del CONI
Le principali cariche “sportive” ricoperte da Alberto Bonacossa
Filatelia e sport: le principali passioni di Alberto Bonacossa si fondono in occasione di questa emissione di San Marino in vista delle Olimpiadi di Roma del 1960. La moglie Marisa fece parte del “Comitato del cerimoniale” dei giochi olimpici italiani. In memoria del Conte fu istituito una mostra-concorso di francobolli Olimpici che vide la consegna del “Trofeo Bonacossa” al primo classificato. Tra i concorrenti Juan Antonio Samaranch, presidente del CIO dal 1980 al 2000.

Per chi volesse saperne di più vale la pena leggere il libro “Vita al sole di Alberto Bonacossa” scritto dal figlio Cesare, volume ricco di aneddoti ed immagini.

Author: Claudio Nicoletti